Susan soleva aspettare sulla spiaggia il tramonto. Amava
perdersi nel rosso che sbiadiva sul mare; scoprire il cielo
spogliarsi del sole e vestirsi del buio. I suoi stivaletti
bianchi stesi vicino alla borsetta si confondevano,
all’imbrunire, con la sabbia fine che le solleticava i piedi.
Fece due passi in avanti in direzione dell’acqua. Il mare calmo
rifletteva il sole creandone un gemello sotto il suo sguardo.
Il mare parve entrarle negli occhi. Il movimento liquido di una
lacrima le confuse l’orizzonte in una linea ondeggiata. La
asciugò con attenzione per non rovinare il trucco. La sua vita
era confusa. Lei era confusa e depressa.
Si credeva grande quando aveva abbandonato la casa dei suoi
genitori. Si credeva saggia quando era passata da una relazione
all’altra facendole durare il tempo di un pacchetto di
sigarette. Si credeva irresistibile quando quella gente le aveva
proposto di fare la modella. Avrebbe guadagnato tanto, e vissuto
tanto, e amato tanto.
Un alito di vento le mosse i capelli, quei capelli che Jason le
tirava fino a farla lacrimare quando non gli ubbidiva, quando
non era la sua schiava.
Il sole e il suo gemello ormai si erano uniti a dipingere
l’acqua e le nuvole leggere. Il suo cuore rallentò uniformandosi
alle piccole onde di risacca. Desiderò di diventare mare e
perdersi liquida in quella bellezza che toglieva il fiato.
Ma non era forte, non abbastanza da abbandonare la spiaggia e
cercare l’eternità sotto quella superficie increspata. Forse col
tempo lo avrebbe fatto. Si sarebbe liberata della sua vita
squallida. Ma non ora, non ancora. Toccò la sua pancia. Lui non
aveva colpe se non quella di avere scelto una mamma sbagliata,
tanto sbagliata da non sapere neppure chi ne era il padre.
L’ultimo scampolo di luce la abbandonò come la speranza. Si
rimise gli stivali e riprese la borsa. Jason aspettava i suoi
soldi, incinta o no a lui non interessava. Raggiunse il bordo
della strada e attese che un’auto si fermasse per pagarle
quell’amore che lei non aveva mai conosciuto.